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Altri razzi su Gaza. Noi siamo in attesa di scoprire la strategia delle Nazioni Unite

Il Presuntuoso della settimana è il segretario ONU Antonio Guterres

Di Kevin Gerry Cafà

L'ennesimo conflitto che coinvolge Israele e Palestina è una dura sconfitta da digerire per chi crede nella diplomazia e nelle norme contenute all'interno dei Trattati internazionali. Aspetti riconducibili ai principi su cui si fonda l'ONU. Già perché tra i suoi obiettivi principali vi sono il mantenimento della pace e della sicurezza mondiale e il perseguimento di una cooperazione. Principi fondamentali che spesso rappresentano un limite per l'ONU, visto che i paesi membri non riescono a raggiungere degli accordi in grado di garantire stabilità in un quadrante geografico che necessita di decisioni rapide e razionali.

Come spesso accade, le sedute del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sono dominate da accordi mancati e pareri discordanti tra i Paesi. All'incontro di qualche giorno fa hanno partecipato il segretario generale Guterres e il coordinatore speciale delle Nazioni unite per il processo di pace in Medio Oriente, Tor Wennesland, i quali non sono riusciti a trovare una soluzione in tempi rapidi nel corso di una seduta caratterizzata dallo scambio di accuse tra Usa e Cina. In realtà, la promozione degli accordi di Abramo voluta dall'ex presidente Usa Donald Trump e le tensioni nate a Sheikh Jarrah, storico quartiere nei pressi della Città Vecchia di Gerusalemme, sono due facce della stessa medaglia che segnano l'immobilismo delle Nazioni unite su vicende di questa portata. Da troppi anni, il tema legato al riconoscimento della Palestina non è al centro dell'agenda politica ONU. Meglio tenersi buono Israele, nonostante abbia continuato a saccheggiare indirettamente i territori palestinesi anche dopo gli storici accordi di Oslo. La realtà è che rispetto al passato, mancano figure di spessore, diplomatici e leader politici in grado di tracciare delle linee di confine e scrivere i titoli di coda del conflitto israelo-palestinese. La soluzione rimane sempre quella "a due Stati" .

Anche se è innegabile la vittoria di Israele, che corrisponde ad una situazione ormai consolidata negli anni sul terreno e completamente ignorata dagli Stati.

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