Il parlamento israeliano ha votato a favore dell'accordo raggiunto lo scorso 21 aprile tra il premier Benyamin Netanyahu e il leader del partito Blu Bianco Benny Gantz per la costituzione di un governo di emergenza nazionale in Israele. L'accordo fissa la durata del governo di 36 mesi e la divide in due parti: un periodo di emergenza di sei mesi e uno di unità nazionale più lungo da seguire. Le parti erano riuscite a sciogliere il nodo sulla rotazione tra i due leader alla carica di primo ministro: Netanyahu rimarrà in carica per 18 mesi per poi essere sostituito da Gantz. Durante il periodo di emergenza, nessuna iniziativa legislativa che non contenda l'emergenza del Coronavirus potrà essere avanzata e approvata da entrambi i leader.
La Corte Suprema non ha accolto le petizioni che erano state presentate contro l'intesa tra Netanyahu e Gantz, compresa la possibilità che un deputato incriminato come Netanyahu possa diventare premier, in virtù dei tre capi di accuse a carico dello stesso premier: corruzione, frode e abuso di potere. Nelle prossime ore, la Knesset indicherà Netanyahu come deputato che ha una maggioranza di voti per formare il nuovo governo che dovrebbe giurare già la prossima settimana.
Sia Gantz che Netanyahu hanno un enorme potere sui loro "blocchi". Entrambi possono licenziare un ministro dal proprio blocco - un potere solitamente riservato al solo primo ministro - e nessuno dei due leader può licenziare un ministro dal blocco dell'altro. Una sfida che forse pesa più sull'immagine di Gantz, considerato fino a poco tempo fa l’unica vera alternativa al dominio incondizionato di Netanyahu nel paese.
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