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Cuba e il silenzio italiano

Di Mauro Spina


Le elezioni americane svoltesi il 3 novembre 2020 hanno spostato equilibri geopolitici. Alcune alleanze si sono consolidate, altre giocoforza si sono congelate. La vittoria del partito Democratico incardinata sulla figura moderata di Joe Biden ha permesso a quest’ultimo di rilanciare l’alleanza atlantica, presentandosi in sede europea come volto amico dopo 4 anni di legislatura Repubblicana fortemente spostata a destra da Donald Trump.

I rapporti tra la Casa Bianca e l’Europa hanno ripreso la loro fisiologica natura, sempre costanti nonostante fasi altalenanti fin dagli anni della creazione dei due blocchi, durante la Guerra Fredda. L’attuale alleanza che il nuovo presidente sta cercando di tessere è quella riguardante la lotta alla pandemia di Sars-Cov19. Riuscire ad ottenere prima, e prima degli altri competitors, l’immunità di gregge, avere dosi sufficienti per il proprio Stato per essere in una posizione di forza nei confronti di nazioni o blocchi ostili.

Un ulteriore posizione di vantaggio è quella da parte di uno Stato di vendere e produrre vaccini a scapito di Stati arrivati tardi nella corsa o in difficoltà per mancanza di mezzi di produzione diretti. La pandemia ha anche creato una frattura sociale evidente e permesso di riaprire il dibattito critico sugli indirizzi economici di tutte le principali nazioni capitaliste, soprattutto per quanto riguarda il welfare state e gli investimenti sanitari. Cuba è sicuramente uno degli stati che durante la prima ondata di Sars-Cov19 nel 2020 ha giocato un ruolo strategico di rilievo, piccole unità mediche hanno soccorso nazioni alleate degli Stati Uniti mentre il grosso avversario storico annaspava sotto i colpi negazionisti dell’ex presidente Trump. L’esempio di sanità completamente gratuita e il servizio reso in maniera trasversale hanno gettato ombre sulla capacità di difesa dei propri alleati da parte di Washington. L’Unione Europea fatica da sempre a trovare il proprio ruolo all’interno dello scacchiere geopolitico. Ed è in questo quadro che Joe Biden si è inserito, con lucido pragmatismo, per riportare nell’alveo storico il blocco europeo. Le sanzioni rinnovate, con lo scopo di indebolire e mettere in ginocchio gli avversari nella partita vaccinale non lasciano dubbi. A controbilanciare la risoluzione sulle sanzioni, la presenza stessa del presidente americano nella seduta del 24 marzo 2021 al Consiglio Europeo. Un modo per compattare le fila.

Ed è in questo scenario che la debolezza europea si manifesta cronicamente. E l’Italia che ha beneficiato dell’aiuto del paese caraibico nel marzo 2020 a pagarne le conseguenze più gravi. Il governo Draghi si mostra debole difronte le volontà di un alleato capace di bistrattare qualsiasi collaborazione fino a pochi mesi fa ed ora tornato alla ribalta, con la volontà di serrare gli alleati europei. E’ bastato un cambio di rotta, a dirigere le azioni di uno Stato fondatore dell’Unione Europea. Ed è in questa succube relazione che si posizionano le sanzioni rinnovate contro Cuba.

L’Unione Europea non è riuscita a creare una cabina di regia sanitaria comunitaria, si è scelto nuovamente di agire in ordine sparso, laddove la fermezza comunitaria avrebbe impattato sicuramente meglio e un assetto federale avrebbe posto gli Stati Uniti in una posizione ridimensionata, rispetto al ruolo salvifico di cui si è ammantato il presidente Biden, che ha promesso aiuti, senza specificare né quando né in quale quantità.

Sullo fondo resta la Russia, pronta ad accaparrarsi la fiducia delle nazioni dell’est Europa, le più fragili unità dell’Unione, mentre sullo sfondo resta attiva la politica di spionaggio del Cremlino che il 31 marzo 2021 ha portato all’arresto di un militare italiano, e all’espulsione di due funzionari dell’ambasciata russa in Italia. La Russia ha risposto minacciando azioni analoghe, segno che la posizione di Roma è nettamente cambiata rispetto al passato.

L’Italia è terreno di conquista, un alleato tra gli alleati. Uno Stato ricondotto nella via maestra, dopo le velleitarie mosse del governo Conte II di avvicinarsi alla Cina.

"La risposta più efficiente alla pandemia siamo noi", ha chiarito Joe Biden con il suo volto e le sue parole in una conferenza. Senza porre nulla sul piatto negoziale. E qualsiasi altra possibilità deve essere risolutamente esclusa. Per questo gli esempi, per quanto simbolici, di Cuba e le richieste da parte dell’India di sospendere i brevetti devono essere ignorati e se possibile isolati.

Le sanzioni rientrano in questo campo geopolitico strategico, coperto dal velo etico di sanzioni contro regimi dittatoriali. E in questo calderone ci finiscono esempi edificanti come quello cubano e la Nord Corea. In tutto questo si registra la totale assenza di idee dei partiti progressisti italiani, che su questo tema strategico tacciono. E non è un caso. Le principali forze politiche italiane si sono sclerotizzate sui temi geopolitici. La Lega difende una linea sovranista che aveva in Trump una figura di riferimento ed ora è tornata a strizzare l’occhio al Cremlino. Il Partito Democratico del nuovo segretario Enrico Letta, semplicemente, non affronta l’argomento. La lotta tra correnti non permette al partito di rivedere posizioni e scelte.

A farne le spese, gli esempi di virtù e umanità, quella che Cuba (formalmente per la risoluzione votata, una dittatura) ha mostrato e quella che invece all’Italia, è mancata.




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