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Di Battista: l'uomo delle contraddizioni

Torniamo in casa 5 stelle. Il Presuntuoso della settimana è l'ex parlamentare grillino Alessandro Di Battista


Di Kevin Gerry Cafà


Quella di Alessandro Di Battista è la storia di un leader carismatico e in grado di scaldare le piazze meglio di qualsiasi altro membro del Movimento 5 stelle. Grillo e Casaleggio lo sanno. Quindi, decidono di affidare una discreta parte delle iniziative dei grillini proprio a lui. Impossibile dimenticare i suoi interventi alla Camera e la sua ferrea opposizione ai partiti di governo. C'è poco dire. Se il Movimento 5 stelle ha raggiunto il 32% alle scorse elezioni, lo si deve ad Alessandro Di Battista. A quel punto, nessuno si sarebbe mai aspettato l'uscita di scena di uno dei pilastri dei grillini e dello stesso Movimento 5 stelle, il quale continua a perdere ad ogni appuntamento elettorale senza più riempire nessuna piazza in Italia.


Quando il M5s decide di formare un governo con la Lega sulla base di un contratto, Di Battista manifesta tutta la sua soddisfazione per aver raggiunto un accordo con la delegazione di Matteo Salvini, poichè secondo lui ci sono dei punti in comune presenti nel programma dei due partiti. In realtà, non vi erano degli aspetti condivisi da ambedue la partiti. Semplicemente, il Movimento 5 stelle non aveva alcuna proposta sui temi che hanno contraddistinto la Lega di Matteo Salvini in questi anni. Come testimoniato dalle due dichiarazioni di Di Battisti prima e dopo il voto. Dibba diceva che "la battaglia del M5s è diversa nelle modalità e nei toni dalla Lega. Non abbiamo futuro se consideriamo il problema dell'immigrazione come il numero uno. Io sono stato additato come squadrista perché ho detto che un Paese ha diritto di proteggere i confini". In realtà, il dato di fatto è che il Movimento ha sostenuto la linea della Lega sul tema legato all'immigrazione, non ha toccato palla sulla questione dei porti chiusi e accettato l'alleanza con uno di quei partiti tradizionali da combattere a tutti i costi. Le parole di Di Battista sul tema immigrazione rappresentano in modo plastico la superficialità con cui i 5 stelle maneggiano vicende delicate che costano le sofferenze di migliaia di persone non solo nel loro paese d'origine ma anche nel nostro. A questo si aggiunge la volontà di dare continuità all'operazione di scambio bilaterale con gli amici della Lega nota come baratto: il decreto sicurezza in cambio del sostegno di Salvini al Reddito di cittadinanza, è la massima espressione della politica del compromesso in salsa cinque stelle, a cui Di Battista assiste senza batter ciglio. Per evitare ulteriori figuracce, Dibba inizia la sua carriera da reporter e una collaborazione con Il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio.


Si arriva al governo con il Partito Democratico. Una Scelta sofferta per entrambi i partiti ma necessaria per scongiurare un ritorno alle urne e la vittoria di Matteo Salvini. Da qui, inizia la nuova scalata di Alessandro Di Battista che - nel frattempo - torna ad essere disoccupato e in cerca di nuovi stimoli. Decide di intraprendere una sua personale crociata verso l'alleanza di governo il Partito Democratico e Matteo Renzi. La posizione assunta dall'ex leader del M5s coincide con l'opposizione di quei due attori alla possibilità che Di Battista possa avere un ruolo nel gabinetto di Giuseppe Conte. "Luigi Di Maio mi chiese di entrare nella squadra di governo. Avevo delle perplessità, ma dissi che ero d'accordo per il bene del Movimento. Poi ci fu un veto del Pd e mi dissero che doveva entrare anche la Boschi". Quindi, Di Battista era pronto ad entrare nella squadra di un governo sostenuto anche da Matteo Renzi. Dalla Lega al Partito democratico passando per Italia Viva, non è il titolo di una commedia all'italiana ma il percorso politico che Alessandro Di Battista che aveva in mente. Peccato che si è fermato ancor prima che iniziasse.

Il futuro del Dibba è difficile da scrivere e ipotizzare. Probabile che continui la sua personale battaglia contro il governo, sperando di ritornare da protagonista nel Movimento 5 stelle con un ruolo di primo piano. Alla politica italiana "manca" la sua saggezza e le sue espressioni da stratega. La mia preferita è questa:"Io non volevo il governo con il Pd e suggerii delle alternative che non erano tornare al voto". Esattamente quale, caro Di Battista. Non credo ce ne fossero altre.








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