In un’intervista rilasciata il 27 aprile all’emittente radiofonica russa Ekho Moskvy, il sindaco di Praga, Zdenek Hrib, ha dichiarato di essere stato messo sotto protezione dalla polizia ormai da alcune settimane, non ha fornito dettagli, ma solo che è stata individuata una minaccia diretta alla sua vita. Citando fonti di intelligence anonime, il 26 aprile, il settimanale ceco Respekt ha riferito che è arrivata a Praga, circa 3 settimane prima della notizia, una spia con passaporto diplomatico russo il cui compito sarebbe stato quello di avvelenare Hrib e Ondrej Kolar, il sindaco del distretto municipale di Praga 6, anche lui sotto protezione. Non vi è stata alcuna comunicazione ufficiale da parte dei funzionari cechi per quanto riguarda la teoria dell’avvelenamento, un portavoce del National Center for Combating Organized Crime si è rifiutato di commentare.
L’ambasciata russa replica alle accuse definendole come “prive di fondamento” e atte a “screditare” la Russia, anche Dmitry Peskov, portavoce di Vladimir Putin, le ha qualificate come false. Il ministro degli Esteri ceco, Tomas Petricek, ha messo in guardia l’ambasciatore russo: ci saranno conseguenze se dovesse succedere qualcosa di grave ad un politico ceco. Sia Hirb che Kolar sono sotto la lente Russa da qualche tempo per via di alcune decisioni che hanno incrinato le relazioni tra Russia e Repubblica Ceca. Hirb, a febbraio, ha ribattezzato la piazza di fronte all'ambasciata russa in onore di Boris Nemtsov, ex vice primo ministro russo e leader del partito d’opposizione, assassinato nel 2015, la Russia ha cambiato indirizzo di riferimento dell’ambasciata. Kolar, il 3 aprile, ha rimosso la statua eretta in memoria di Ivan Stepanovic Konev, generale sovietico della Seconda Guerra Mondiale, protagonista della liberazione di Praga dall'occupazione nazista, ma anche colui che prese parte alla soppressione della rivoluzione ungherese del 1956 e alla repressione della Primavera di Praga nel 1968.
Questa scelta ha indispettito Mosca, secondo cui l’azione viola il trattato che prevede la cura dei memoriali di guerra. Intanto la situazione di tensione tra i due paesi alimenta le speculazioni che ritengono responsabili gli hacker russi dei recenti cyberattacchi subiti dalla Repubblica Ceca.
Non ci sono ancora conferme ufficiali, ma la possibilità che questi gesti abbiano causato il rancore del Cremlino non è da escludere. Dopo la graduale desovietizzazione culturale degli Stati dell’Asia Centrale, la “ribellione” di Paesi che sono stati sotto il controllo sovietico e la scomparsa degli ultimi simboli rimasti in Europa dell’Urss, segnerebbero l’inevitabile superamento di un’influenza passata. D'altronde, per Putin la disgregazione dell’Urss “è stata la più grande catastrofe geopolitica del ventesimo secolo” e chi non ne rimpiange la disgregazione “non ha cuore”, ma “chi vuole ricrearla così com'era, non ha cervello”.
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