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Giuseppe Conte, un premier quasi perfetto

Di Kevin Gerry Cafà


L'era di Giuseppe Conte è giunta al termine. Salvo qualche sorpresa, tra qualche giorno inizierà quella di Mario Draghi a Palazzo Chigi con il compito di pianificare i prossimi tre anni della legislatura in corso tra un Recovery Plan da riscrivere e riforme necessarie in campo economico. Non è difficile descrivere la figura di Giuseppe Conte. Si tratta di una personalità fino a poco tempo fa distante dai palazzi della politica, che è stata scelta per svolgere l'arduo compito di garante di un contratto di governo stipulato tra i due partiti che hanno ottenuto il maggior numero di voti alle elezioni. In quella fase, Lega e Movimento 5 stelle sono due partiti non così diversi tra loro e in forte ascesa, viste le profonde spaccature partitiche verificatesi negli ultimi che vanno ad arricchire i contenuti della teoria formulata da Stein Rokkan dei clevages, dando origine a diverse formazioni partitiche. Su queste basi, Conte è riuscito a tenere unite le ambizioni di questi due attori politici, nonostante l'etichetta di "uomo dei 5 stelle" fosse ben attaccata sul taschino della sua giacca fin dal primo giorno, quando venne immortalato nei pressi del Quirinale per incontrare il presidente della Repubblica. L'aspetto su cui bisogna porre l'accento riguarda il fatto che Giuseppe Conte è stato un premier molto amato e apprezzato da una grossa fetta del popolo italiano, che da tempo sperava di potersi immedesimare un politico presente nel panorama italiano. Era da parecchi anni che in Italia non si vedeva il primo ministro andare in giro per le città senza alcun tipo di contestazione o protesta organizzata dai residenti: aspetto che ha caratterizzato l'intera legislatura targata Matteo Renzi. Per larghi tratti, Conte è stato il presidente di tutti. Forse perché gli italiani erano stufi di personaggi appartenenti ai partiti tradizionali e alle pessime classi dirigenti partorite negli ultimi anni, protagonisti anche di vicende politiche e giudiziarie al limite della legalità. Il premier ha potuto contare anche sul prezioso supporto di uno dei maggiori quotidiani italiani, ovvero il Fatto Quotidiano e del suo direttore Marco Travaglio, che non ha mai smesso di mettere in risalto il lavoro svolto da Conte nel corso dei mesi, ma anche di un notevole appeal a livello europeo ed internazionale.


La drammatica esperienza da Garante di un contratto di governo


Nelle settimane che hanno visto l'insediamento del governo giallo-verde, Giuseppe Conte non aveva ancora ben chiaro quale fosse il suo ruolo, poiché schiacciato dalle due figure che aleggiavano sulla sua poltrona: quella dei due vicepremier Di Maio e Salvini. Sostanzialmente, Conte avrebbe dovuto svolgere la funzione di semplice garante di un contratto di governo. Un ruolo che rappresenta una vera e propria offesa per una personalità di rilievo come quella dello stesso premier, che - nonostante tutto - accetta di ricoprire con grande disponibilità. Dal punto di vista costituzionale, non è il massimo avere un presidente del Consiglio dei ministri che deve ricevere il placet dei due vicepremier prima di fare qualsiasi mossa. Sembrerà strano ma Giuseppe Conte ha iniziato a governare dopo la crisi aperta da Matteo Salvini dai gazebo del Papeete. Una vera manna dal cielo per una persona senza dubbio in grado di governare da solo un paese come l'Italia. Quando scoppia la crisi e la maggioranza si divide, il Partito Democratico e Italia Viva non fanno mancare il proprio sostegno a Giuseppe Conte, che infatti rimane al suo posto e si libera dalla morsa delle due strane figure attorno a lui. Da qui, è necessario sottolineare che il governo presieduto dalla stesso Conte porta la firma di varie iniziative promosse dai due partiti di maggioranza. Su tutti, i decreti sicurezza presentati dalla Lega e il reddito di cittadinanza voluto espressamente dai 5 stelle. Del reddito di cittadinanza si può criticare la formula scelta per introdurre questa nobile iniziativa nel sistema economico e sociale, visti gli scarsi risultati ottenuti dal sistema dei navigator che è andato a sbattere contro un mercato del lavoro che richiede figure estremamente qualificato e soprattutto investimenti. Ma l'aspetto che può essere catalogato come una macchia sulla prima esperienza di Conte a Palazzo Chigi, è l'aver appoggiato le iniziative in materia di immigrazione del governo di cui lui era garante. A prescindere dal fatto che i suoi contenuti siano condivisibili o meno, i due decreti sicurezza hanno peggiorato le condizioni del sistema di gestione e accoglienza dei migranti: non hanno portato alla diminuzione degli sbarchi né dei morti in mare, non hanno portato alla riduzione del numero di irregolari né del numero dei rimpatri. Fallimento su cui Conte e i 5 stelle non si sono mai espressi. Affidare la regolamentazione di una materia così importante ad un politico che non si è mai presentato a nessuna delle riunioni della commissione istituita a Bruxelles per apportare delle modifiche al sistema europeo in materia di accoglienza di richiedenti asilo. è stato uno dei punti più bassi del governo di cui Giuseppe Conte ha fatto parte.


Il Contebis certifica la presenza di un premier a Palazzo Chigi


Dalle modifiche ai decreti sicurezza, nasce la nuova maggioranza con Pd, Leu e M5s che danno vita al Contebis. L'aspetto interessante è che nonostante abbia appena concluso la prima esperienza di governo con una maggioranza completamente diversa dalla prima per programmi, natura e storia politica, la figura di Giuseppe Conte rimane immacolata. Qualsiasi politico sarebbe stato accusato di trasformismo e fatto rabbrividire anche i politici dopo il 1880 nel Regno d'Italia con la Destra e Sinistra storica spettatori dell'individualismo del singolo deputato. Tutti tranne lui. Rimane saldamente al comando con un buon indice di notorietà. Quando scoppia la pandemia, il premier è chiamato a guidare il paese nel periodo più difficile dal dopoguerra. La battaglia al Covid-19 è una di quelle che tendono a mettere in evidenza lo spessore e la caratura di un politico, il quale deve necessariamente rimboccarsi le maniche e rassicurare i cittadini sul fatto che l'Italia ce la farà. Allo stesso tempo, gli italiani avevano bisogno di una persona su cui riporre la propria fiducia e affidare anche le proprie vite. In questa fase, è innegabile che Conte sia riuscito a gestire in maniera acuta la diffusione dei contagi da Coronavirus. La questione importante non è solo quella di avere un premier che due o tre volte alla settimana compare in televisione a darci tutte le direttive per evitare che il nemico possa avere la meglio su di noi, ma il modo con cui Conte è riuscito a portare avanti una dura battaglia anche a livello europeo. E' importante sottolineare che la nuova Commissione europea si è dimostrata molto attenta agli affari italiani, cercando in tutti i modi di far sentire la propria vicinanza al Bel Paese. Per larghi tratti, il modello di gestione della pandemia è stato proposto anche da altri leader europei sul loro territorio. A testimonianza che lo schema italiano funziona.


Prima regola: imparare dagli errori


La seconda ondata di contagi, ci restituisce un premier diverso. I problemi palesati nel corso della prima ondata del virus erano sotto gli occhi di tutti e sarebbero dovuti essere inseriti nell'agenda politica della maggioranza. Bisognava dimostrare maturità e in questa fase è mancata. Scuola, trasporti e nessuna politica legata allo sviluppo del paese, sono tre punti dei tanti temi che hanno portato alla seconda crisi di governo. Eppure, nonostante il governo stenti a gestire questa nuova ondata di contagi che porta ad una nuova chiusura di scuole, attività commerciali, aziende e ristori e alla divisione a tratti strampalata dell'Italia in colori in base al numero di casi, la figura di Giuseppe Conte non subisce alcun tipo di ripercussione. Molti sondaggi lo danno addirittura al 75%. Il popolo italiano si fida ancora di lui. Ma ad aprire la crisi ci pensa Matteo Renzi a cui Conte non è mai piaciuto. Nel giro di poche ore, si passa dal dibattito sul Recovery Plan alle dimissioni delle ministre di Italia Viva, che costringono Conte a dimettersi e a chiudere definitivamente la sua esperienza a Palazzo Chigi.

Sicuramente, in questa fase ci si aspettava di più. Quando governi un paese come l'Italia non basta gestire bene una pandemia, Il fatto che non ci sia stato un vero e proprio dibattito sul Recovery Plan, è stato un assist all'opportunismo di Renzi che su una cosa ha ragione, ovvero che in ballo c'è il futuro del paese per i prossimi vent'anni. E' inammissibile per un paese che ripone tutte le sue speranze di rilancio economico su questo nuovo piano europeo e su cui la Commissione e le altre istituzioni sovranazionali hanno riposto grandi risorse e sacrifici in termini economici e finanziari. Agli errori commessi in queste due legislature, Giuseppe Conte deve aggiungere anche il fatto di aver sottovalutato Renzi e le sue ambizioni rimaste intatte, nonostante gli schiaffi presi dal risultato del referendum costituzionale e la sua fama di politico più odiato di Italia. Non resta che ringraziare il premier Conte per il lavoro svolto. La sua figura non esce ridimensionata da queste due esperienze. Il suo futuro è incerto ma potrebbe usufruire di quella etichetta rimasta attaccata alla giacca con il logo del Movimento 5 stelle ben in vista.

Buona fortuna, presidente Conte.



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