Il Presuntuoso della settimana è il Tamim bin Hamad Al Thani
Di Kevin Gerry Cafà
Il Qatar ha aperto ufficialmente le porte all’edizione numero 22 dei mondiali di calcio. La nazione medio orientale vinse nel 2010 la concorrenza di Stati Uniti, Corea del Sud, Giappone e Australia.
Un mondiale unico per due motivi: il primo della storia a giocarsi in una nazione medio orientale e il primo a giocarsi in inverno.
Un mondiale che si appresta ad essere il più controverso della storia, poiché caratterizzato dai mille dibattiti sui diritti umani di cui in Qatar non si vede nemmeno l'ombra.
Ma 10 anni dopo la decisione della FIFA di assegnare il torneo al Qatar, migliaia di loro vengono ancora sfruttati da datori di lavoro senza scrupoli.
Oggi, mentre la FIFA si appresta a confinare enormi entrate dalla Coppa del Mondo al Qatar di Al-Thani, i lavoratori migranti stanno ancora soffrendo per far sì che i mondiali abbiano luogo. Le recenti riforme del Qatar non vengono correttamente attuate o applicate, il che significa che molte aziende non pagano ancora adeguatamente i propri dipendenti o non li trattano in modo equo. I datori di lavoro hanno ancora un controllo eccessivo sulla vita dei loro lavoratori: nessuna discussione sulle circa 3 euro l'ora e i tanti decessi durante la costruzione delle strutture idonee ad accogliere le nazionali qualificate.
Ma l'aspetto che genera rabbia è l'impossibilità di poter ottenere una risposta alle numerose domande dei giornalisti internazionali su tematiche di questo tipo. Come se il Qatar fosse riuscito ad acquistare il silenzio di coloro che sono coinvolti nel Mondiale.
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