Di Alessandro Preti
La “task force” guidata da Vittorio Colao, composta da altri 17 esperti (si parla in realtà di 40 squadre per un totale di 1000 persone), sarà con tutta probabilità protagonista nella gestione della cosiddetta “Fase 2”. Mentre la priorità è la ripartenza del paese, cominciano ad esserci i primi segnali poco rassicuranti: qualcosa si muove all'interno della maggioranza, sembra ci siano dubbi riguardo la capacità del governo di affrontare la crisi economica e la riapertura dell’Italia.
La resistenza di Conte di fronte all'azione invasiva del nuovo gruppo di esperti, probabilmente preoccupato anche di una sua possibile sostituzione a Palazzo Chigi, ha scatenato insofferenza da parte di Colao e del suo staff che invece desiderano maggiore collaborazione. Non è chiaro il rapporto di questo organismo con gli altri componenti del governo, né sono chiari gli ambiti e le modalità d’azione, vi è grande riservatezza a riguardo. Sono esplicative a tal proposito le parole di Fabrizio Storace, componente del Consiglio superiore di sanità e parte della squadra dell’ex amministratore delegato di Vodafone, che riferisce: “Non posso rispondere sul lavoro della task force, posso dire che la guida di Colao ha dato a tutti noi un timing e un livello di impegno incredibili. Ciascuno di noi avverte la piena responsabilità che gli è stata affidata e la gestione dell’intero comitato sta utilizzando al meglio le diverse competenze. Da venerdì sera si lavora anche di notte”.
Le reazioni sono state diverse, il neopresidente di Confindustria Carlo Bonomi ha affermato che “la politica non sa dove andare”, il PD consiglia al governo di farsi aiutare e il renziano Roberto Giacchetti non lascia spazio ad interpretazioni: “Sì, mi piacerebbe Colao al posto di Conte. Penso che nel momento in cui dovremo ripartire sul serio avremo bisogno non solo di un premier, ma di una squadra di governo all'altezza”. Non si possono ancora definire con sicurezza le dinamiche, ma il gruppo guidato da Colao sembra essere una sorta di “Governo ombra” con l’incarico di trovare soluzioni per superare la crisi socioeconomica italiana causata dal virus. Quello che pare evidente è un atto di sfiducia nei confronti del governo Conte, il quale ha votato al parlamento europeo in modo disunito, alimentando così i timori di una possibile crisi che l’Italia, in questa situazione, non può permettersi.
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