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La leadership eterna di Lukashenko

Il Presuntuoso della settimana è il presidente della Bielorussia Alkexander Lukashenko


Dalle elezioni presidenziali in Bielorussia non ci aspettavamo nessun esito a sorpresa e tanto meno l'affermazione dell'opposizione allo strapotere esercitato dal premier Alkexander Lukashenko. Il contestato voto che lo ha eletto per la sesta volta alla guida del paese dell'est Europa, ha provocato la reazione di migliaia di bielorussi che marciano nelle strade della capitale da cinque giorni scandendo lo slogan “Dimettiti”. Negli ultimi quattro giorni, oltre 250 sono state ferite e quasi 7mila sono state arrestate. Uomini armati hanno fatto irruzione negli uffici di Yandex e Uber. Contro i manifestanti, le forze di sicurezza governative hanno usato manganelli, proiettili di gomma, idranti, gas lacrimogeni e granate per stordire i manifestanti. A Brest sono persino stati usati proiettili veri e molti reparti della sicurezza di stato sono stati dotati di vere munizioni. A nulla sono servite le scuse del ministro dell'Interno bielorusso Yuri Karayev, il quale si è assunto la responsabilità dei feriti e delle violenze su donne e uomini nei giorni scorsi. La Bielorussia è all'ottavo giorno di proteste.


Il quadro politico e sociale presente nel paese è lo stesso fornito dalla comunità europea qualche mese fa nelle sue relazioni annuali. Lo scorso 17 febbraio 2020, il Consiglio europeo ha deciso di prorogare di un anno, fino al 28 febbraio 2021, le misure restrittive nei confronti della Bielorussia. Le misure comprendono un embargo sulle armi, il divieto di esportare beni utilizzabili a fini di repressione interna, il congelamento dei beni, nonché il divieto di viaggio nei confronti di quattro persone il cui inserimento in elenco è connesso alle sparizioni irrisolte di due politici dell'opposizione, un uomo d'affari e un giornalista, nel 1999 e nel 2000. Il Consiglio ha poi adottato ulteriori misure restrittive nei confronti dei responsabili delle violazioni delle norme internazionali in materia elettorale e del diritto internazionale dei diritti umani nonché della repressione della società civile e dell'opposizione democratica.


L'Unione Europea ha respinto il risultato del voto e imposto sanzioni mirate contro i responsabili della repressione delle proteste, rispondendo alla richiesta di aiuto giunta da Svetlana Tikhanovskaya - rifugiatasi a Vilnius - che ha chiesto il sostegno della comunità europea sia per avviare il dialogo con Minsk che per la creazione di un Consiglio di Coordinamento aperto alla società civile che gestisca il passaggio di poteri. In risposta alle mosse dell'opposizione, Lukashenko ha ricevuto il sostegno della Russia che mira ad assistere, se necessario, la Bielorussia "secondo il comune patto militare". In una nosta, il Cremlino ha fatto sapere di aver discusso con Lukashenko della situazione vigente in Bielorussia, tenendo in considerazione la forte pressione che secondo Putin la repubblica sta subendo dall'esterno.

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