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La politica estera turca secondo Çavuşoğlu

Per eleggere il Presuntuoso della settimana ci siamo spostati in Turchia. Mevlüt Çavuşoğlu entra a far parte della nostra rubrica.


Di Kevin Gerry Cafà


Da inizio anno, la Turchia si è distinta per l'intraprendenza dimostrata in alcune delle aree geopolitiche maggiormente contese dagli attori presenti nel panorama internazionale. Come sappiamo, la Turchia dei giorni nostri è un paese che non ha mutato la sua politica interna e tanto meno quella internazionale, continuando a spostarsi lungo l’asse Usa – Russia con discreta leggiadria e con la consapevolezza di essere una pedina indispensabile nello scacchiere internazionale, anche per l’Europa. Proprio del rapporto con l'Ue si è occupato - in passato - l'attuale ministro degli esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu, il quale rappresenta il netto cambio di marcia in chiave europea a cui è stata soggetta la politica estera turca. Già, perché la presenza di Ahmet Davutoğlu le dottrine della profondità strategica e dello zero problemi con i vicini, sono stati gli unici due atti che possiamo classificare tra i tentativi di riapertura del dialogo con l’Europa in quel periodo storico. In un momento in cui la crisi in Siria e la guerra all’Auto-Proclamato Stato islamico incombevano, la figura di Davutoğlu risultò fondamentale nella firma dell’accordo sui migranti ma anche per il proseguimento del dialogo con la comunità europea che aveva individuato nell’ex premier una risorsa preziosa in ottica negoziale. Non era dello stesso avviso il presidente Erdogan. Infatti, nel giro di qualche settimana, la scelta cadde su personalità facili da controllare e in grado di seguire alla lettera le linee guida del Reis.


Le dimissioni di Davutoğlu e la conseguente deriva autoritaria intrapresa dal paese hanno trasformato radicalmente l’immagine della Turchia agli occhi degli occidentali e spalancato la strada ad un regime autocratico, allontanando ulteriormente la prospettiva di adesione della Turchia alla comunità europea. Il deterioramento delle relazioni tra la comunità europea e la Turchia, coincide con l'arrivo di Çavuşoğlu al ministero degli esteri e con una maggiore incisività nell'azione esterna. Nelle ultime settimane, a tenere banco è la questione legata all'attività di esplorazione che Ankara sta svolgendo nel Mediterraneo orientale che si scontra con la posizione di alcuni paesi europei. Çavuşoğlu ha affermato che l'Ue ha assunto il ruolo di autorità giudiziaria che difende le affermazioni di una parte nel Mediterraneo orientale e la sua posizione è ingiusta e non in linea con il diritto internazionale. Inoltre, ha osservato che l'organizzazione europea e Ankara non erano nei migliori rapporti, ma ciò non dovrebbe ostacolare la creazione di un canale di dialogo sincero. Critico dell'ascesa dei greco-ciprioti all'UE nel 2014, Çavuşoğlu ha sottolineato come la Grecia e i greco-ciprioti hanno avvelenato le relazioni strategiche della Turchia con l'Ue assorbendo quest'ultima nelle sue agende massimaliste. Oltre alla Grecia e ai greco-ciprioti, secondo Çavuşoğlu, altri paesi come l'Egitto, il Libano, la Francia e persino un attore esterno - gli Emirati Arabi Uniti (EAU) - hanno recentemente cercato di stringere alleanze per isolare la Turchia e la Repubblica turca di Cipro del Nord (TRNC) nella regione.


Una serie di accuse quelle del ministro degli esteri turco che hanno provocato la reazione di alcuni paesi membri della comunità europea - Francia in primis -, che Cavusoglu è tornato ad accusare di essere il Paese che provoca di più la Grecia contro la Turchia. Anche se Charles Michel, vede con favore "l'approccio del bastone e della carota" con Ankara, lasciando sempre aperta la strada del dialogo da rafforzare con una Conferenza multilaterale, che proporrà al prossimo vertice dei 27 leader a fine mese. Nel frattempo, la nave da ricerca turca OruçReis - una nave di ricerca energetica battente bandiera turca operante nella regione - e le navi da guerra di accompagnamento hanno lasciato le acque contese del Mediterraneo. Settimana interessante per capire se ci sono i margini per una nuova pax mediterranea tra Grecia e Turchia.

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