Di Kevin Gerry Cafà
Difficile raccontare la lunga presidenza di uno dei più influenti leader della regione vicino-orientale. Per anni, i sostenitori tradizionali del regime egiziano includevano gli Stati Uniti, l'Italia, la Francia e la Germania consideravano il regime instaurato da Hosni Mubarak come il vero pilastro dell'equilibrio politico nordafricano e importante per la pace tra Egitto e Israele. Una visione molto ambigua della situazione dell'Egitto, viste le proteste di piazza Tahrir e la richiesta di porre fine al regime di Mubarak.
Il governo trentennale di Mubārak è stato caratterizzato da un forte potere da parte dell’apparato di sicurezza interno e gli oppositori erano in realtà pedine controllate dal governo. Nonostante il PIL del Paese aumenti negli anni 2000 e l’economia veda un importante miglioramento, i benefici vanno tutti nelle mani del regime. Oltre alla violenza del regime instaurato da Mubarak, l’enorme divario tra ricchi e poveri porta gli egiziani a chiedere le dimissioni del Presidente.
Quando la crisi economica arriverà in Egitto, l'élite presente in Egitto inizierà a saccheggiare le risorse della paese. In questa ottica, è importante sottolineare che il 40% della popolazione su 85 milioni viveva con meno di 1,50 € al giorno e un aumento dei prezzi non corrispondeva ad un aumento dei salari.
L’uccisione del giovane Ḫālid Sa‘īd, morto in seguito al pestaggio da parte di due poliziotti, dopo essere stato prelevato da un internet café, avrà una forte ripercussione sulla popolazione egiziana.Milioni di manifestanti provenienti da una serie di contesti socio-economici e religiosi chiesero il rovesciamento del presidente egiziano Hosni Mubarak. Migliaia di persone marciarono per le strade del Cairo contro il governo di Mubarak, raggiungendo pacificamente #Tahrir Square, che da allora in poi è diventa l'epicentro della protesta. La risposta del Presidente fu molto simile a quella di Ben Ali in Tunisia: da un lato, cercò di "soddisfare" le richieste dei manifestanti, ma ordinò alle forze militari di reprimere le proteste.
A quel punto, un gruppo di manifestanti decise di recarsi in piazza Thair per chiedere le dimissioni di Mubarak. Dopo diciotto giorni di violente proteste, che portano alla morte di quasi mille persone e al ferimento di più di seimila, l’11 febbraio 2011 il Presidente Mubārak si dimette, lasciando il Paese nelle mani dell’esercito. Mubarak a poche ore dalle dimissioni dalla carica di presidente lasciò il Cairo per raggiungere la sua residenza a Sharm el-Sheikh, rifiutandosi di espatriare pur in presenza di offerte di ospitalità provenienti da vari Stati.
Le vicende giudiziarie hanno caratterizzato gli ultimi anni della vita di Mubarak.
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