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La sesta giornata di Milano

Il Presuntuoso della settimana è il sindaco di Milano Beppe Sala


Di Kevin Gerry Cafà


Tra il 18 al 22 marzo del 1848, Milano fu protagonista di un'insurrezione che portò alla temporanea liberazione della città dal dominio austriaco:le cinque giornate di Milano. Si tratta di un periodo diverso ed è difficile fare dei parallelismi con quello che stiamo vivendo da più di un anno con l'arrivo del Covid-19. Quello che una folla di adolescenti, quasi tutti senza mascherina, riunita sulla Darsena con balli e birra in mano, è riuscita ad organizzare lo scorso sabato pomeriggio, difficilmente possiamo catalogarla come un'insurrezione ma può essere definita senza problemi come l'immagine più triste di questi primi mesi del 2021. Il sindaco Sala era consapevole del fatto che la notizia del cambio di colore della regione Lombardia, avrebbe animato la voglia irrefrenabile di qualche stupido adolescente di creare tutti i presupposti per assembramenti di massa. Un video che ha scandalizzato non solo il mondo della politica ma soprattutto i medici che ogni giorno sono costretti a battersi contro il nemico invisibile, il quale riesce a palesarsi anche in altre pericolose varianti. Il giorno prima del fattaccio, il sindaco Sala aveva garantito un maggior rafforzamento delle forze polizia nelle zone in cui il rischio di nuovi assembramenti era davvero alto. In realtà, le misure annunciate da Sala, non hanno prodotto alcun effetto: un dispiegamento di forze che non ha potuto evitare quello che è stato definito un «rave party a cielo aperto.


Quella che ho definito "la sesta giornata di Milano", ha come protagonisti circa 500 giovani in Darsena. Niente scudi o armi come nel 1848, ma musica con impianto audio annesso, alcol e zero distanziamento. Strumenti abbastanza pericolosi da creare il caos. Ieri, la questura ha risposto con la decisione di posizionare diverse squadre del reparto mobile lungo gli accessi ai Navigli per contingentare gli accessi ed evitare pericolosi assembramenti. Missione quasi compiuta. Ma Sala è caduto in una delle più classiche trappole all'italiana: le giuste decisioni si prendono sempre quando tutto è già successo.

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