Di Kevin Gerry Cafà
L'abbandono della dottrina dello zero problemi con i vicini a favore di un massiccio interventismo, è la scelta in politica estera che ha caratterizzato le iniziative della Turchia nella regione.
Qualche mese fa, la Turchia di Erdogan ha firmato un importante Memorandum d'intesa lo scorso 27 novembre a Istanbul con il governo di Tripoli e il presidente del Governo di Accordo Nazionale (GNA) Fayez Al Serraj per la realizzazione di “aree di giurisdizione marittima. L'articolo 1 dello stesso Memorandum d'intesa permette la creazione di una “zona economica speciale” per entrambi i paesi. Sostanzialmente, per la Libia, la zona in questione va dalle città della costa orientale di Derna e Barnia fino a un confine di oltre 34 chilometri (18.6 miglia marittime), a circa 80 chilometri a sud est dell’isola di Creta. Per la Turchia, invece, comincia dallo stesso confine in mare e termina a Nord nella striscia di terra dalla città di Kas a Fathiye.
L'intesa con Tripoli garantisce alla Turchia del Reis Erdogan la possibilità di intervenire militarmente in mare e sfruttare gli eventuali positivi esiti di trivellazioni che la Libia gli concede. Oltre al valore strategico, la mossa della Turchia è una reazione all'atteggiamento della Russia in Libia, visto che Putin ha messo a disposizione di Haftar, uomo forte della Cirenaica, le forze speciali del Wagner Group, esercito privato russo che il Cremlino usa spesso in operazioni particolarmente delicate come questa d'altronde.
Niente stop alle trivellazioni
Nonostante l'emergenza legata al Covid-19, la Turchia si è detta determinata a proseguire trivellazioni nel Mediterraneo orientale alla ricerca di idrocarburi da poter sfruttare. Come sottolineato dal ministro dell'Energia di Ankara, Fatih Donmez, la nave da perforazione Fatih avvierà da luglio le sue prime attività anche nel mar Nero. In un'intervista all'agenzia turca Anadolu e ripreso dall'Ansa, il ministro dell'energia ha spiegato che la compagnia petrolifera di stato Turkish Petroleum ha presentato una richiesta per condurre attività di esplorazione nel Mediterraneo orientale nel rispetto dello stesso memorandum d'intesa siglato tra la Turchia e il Governo di accordo nazionale libico (Gna) di Fayez al-Sarraj per la delimitazione dei confini marittimi.
Dichiarazione dei ministri degli Esteri di Cipro, Egitto, Francia, Grecia ed Emirati Arabi Uniti
Le iniziative turche nel mediterraneo orientale sono state considerate illegittime dalla comunità internazionale. Qualche giorno fa, Francia, Grecia, Cipro, Egitto ed Emirati Arabi Uniti sono tornati a denunciare in una nota congiunta la attività di Ankara come illegali, manifestando le loro preoccupazioni per le azioni svolte dalla Turchia nel Mediterraneo. I paesi del gruppo "3+1" e gli Emirati Arabi Uniti, hanno denunciato la presenza illegale della Turchia nella zona economica esclusiva cipriota e nelle sue acque territoriali, in quanto rappresentano secondo questi paesi "una chiara violazione del diritto internazionale", come indicato nella Convenzione di Montego Bay del 1982. Oltre alla zona economica esclusiva, a tenere banco sono le presunte violazioni di Ankara dello spazio aereo della Grecia per i voli su aree abitate e acque territoriali in violazione del diritto internazionale.
Dopo la riunione del Cairo - a cui prese parte anche l'Italia - la Turchia si era detta disponibile a cooperare per evitare conflitti con altri paesi sulla questione legata al memorandum di intesa e le aree soggetto all'intesa con Tripoli. Promessa non mantenuta, visto che la Turchia continuerà a muoversi nel Mediterraneo orientale facendo leva sul memorandum stipulato con il presidente del Governo di Accordo Nazionale (GNA) Fayez Al Serraj.
Comments