Di Samuele Mosconi
Col 50% dei voti scrutinati il Senatore del Vermont guida la classifica col 47% dei voti staccando l'ex Vicepresidente Biden secondo arrivato fermo al 20%. Buttigieg è arrivato invece attorno al 15% ed Elizabeth Warren ha superato di pochissimo il 10%. Una vittoria attesa ma importante che rende estremamente più probabile una vittoria di Sanders della Nomination Democratica.
L'energico elettore del Vermont ha costruito una coalizione multirazziale e inclusiva verso le minoranze e comprendente vari segmenti della società locale dal punto di vista generazionale e occupazionale. Vince però in gran parte grazie all'electability, ovverosia il sentimento comune della popolazione rispetto al candidato basato sulle percentuali dello stesso di riuscire ad ottenere la vittoria.
Fondamentalmente Sanders non aveva grandi avversari, Biden si sta liquefacendo velocemente incassando sconfitte su sconfitte, Buttigieg e Kloubuchar non avevano i soldi per una campagna competitiva al di fuori del New England e la Warren è in una inarrestabile spirale discendente. Bloomberg inoltre non correva alle primarie del Nevada.

Il miliardario Tom Steyer invece non aveva mai raggiunto percentuali ragguardevoli. Adesso per il giorno cruciale delle primarie in cui la maggioranza degli Stati vedrà le Primarie Democratiche sincronizzate Sanders parte notevolmente avvantaggiato rispetto a quanto si pensasse fino a solo 2 mesi fa ma altresì possiamo attenderci che le umiliazioni dei numerosi candidati dell'ala centrista possano spingere i loro elettori a convergere progressivamente su Bloomberg (specialmente se Biden deluderà ulteriormente in South Carolina dov'è in calo da settimane).
Questo va a beneficio del ricco magnate newyorkese che potrà così scendere in campo contro Bernie Sanders come il candidato numero 1 contro di lui. Uno schema improntato su un maggior bipolarismo da ora in poi è possibile in queste movimentatissime Primarie Democratiche.
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