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*Un “pezzo” dell’UE in Ucraina: missione politica e messaggio umanitario.*

Di Federica Maganuco

La grande e classica triade europea Italia-Francia-Germania, accompagnata (non tanto straordinariamente per la vicinanza geografica dei Paesi) dal rappresentante della Romania, in trasferta in Ucraina per mostrare, ancora una volta, solidarietà e vicinanza al Paese ormai in guerra da oltre tre mesi. _"Il messaggio più importante della nostra visita è che l'Italia vuole l'Ucraina nell'Ue, vuole che abbia lo status di candidato e sosterrà questa posizione nel prossimo Consiglio europeo. Zelensky sa che è una strada da percorrere, non solo un passo"_, così ha affermato Draghi nella conferenza stampa a Kiev con il presidente ucraino. _“Avete il mondo dalla vostra parte” _, così dice ancora il primo Ministro italiano ad un comandante ucraino nel corso della visita ad Irpin. Ma in linea generale è questo il messaggio lanciato anche dagli altri leader europei presenti: l’Unione Europea è compatta e unita a sostenere l’Ucraina. Ebbene si, la visita di ieri in terra ucraina non è stata solo simbolica ma politicamente cruciale, considerato che la missione europea - se così può definirsi - ha come obiettivo principale quello di accompagnare il popolo martoriato dalla guerra lungo i diversi e numerosi step necessari ad attuare il procedimento di adesione all’U.E. Certo, non sono mancate le critiche a tale visita, che comunque potrebbe suscitare alcune perplessità se si considera che fino a diverse settimane fa la Francia sembrava sicura del suo “no” all’ingresso dell’Ucraina in Unione Europea, poi poi fare un passo indietro chiarendo comunque sin da subito che i tempi di adesione sarebbero stati abbastanza lunghi (15-20 anni). Scopriremo solo con tempo come si evolveranno effettivamente gli eventi e le trattative, senza perdere di vista l’antagonista russo, che ha comunque avuto da sempre un ruolo strategico nei rapporti socio-economici con l’Unione Europea. Nel frattempo cerchiamo di tenere vivo un messaggio importante, che deve passare anche attraverso queste visite prettamente istituzionali e/o politiche: evitare che inizi a tirare il vento del silenzio assordante - come spesso accade - di fronte all’orrore della guerra, dei morti ammazzati e di tutti quei bambini e quelle famiglie a cui è stata tolta, senza ragione alcuna, la speranza di poter avere ancora un futuro nella propria terra.

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