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Un muro tra Nord e Sud

Il Presuntuoso della settimana è il blocco europeo formato da Olanda, Svezia, Danimarca, Austria, Finlandia.


Di Kevin Gerry Cafà


Fin dalla vigilia del negoziato, era chiaro che non sarebbe stato semplice per l'Ue gettare le basi per l'implementazione del pacchetto di interventi da 750 miliardi di euro -500 miliardi come aiuti, 250 miliardi come prestiti -, previsto per sostenere la ripresa economica dei paesi colpiti dalla pandemia da Coronavirus. La profonda spaccatura tra i paesi del Nord e quelli del Sud dell'Ue ha caratterizzato una discreta parte del vertice di Bruxelles iniziato lo scorso weekend che vive una fase di completa impasse.


La proposta storica presentata dalla Commissione europea lo scorso 27 Maggio, rifletteva la portata della sfida che coinvolge tutti i paesi membri dal punto di vista economico e sanitario. La possibilità di accedere ai finanziamenti a fondo perduto rappresenta una grossa opportunità per i paesi maggiormente colpiti dalla pandemia, come l'Italia che puntava ad ottenere i circa 172,7 miliardi dal pacchetto Recovery Fund. L'obiettivo principale del blocco formato da Olanda, Svezia, Danimarca, Austria e Finlandia è quello di contenere il più possibile la quota di sovvenzioni, dimostrando parecchia fermezza sulla richiesta che il via libera all'erogazione dei fondi del Recovery ai singoli Stati sia condizionata ll'unanimità del Consiglio Ue: richiesta inaccettabile per l'Italia e altri paesi, visto che non intende attribuire il potere ad un singolo Stato di bloccare l'erogazione dei fondi a un Paese che non attui le riforme. Nelle ore successive, sono iniziati i giri di valzer che hanno coinvolto quasi tutti i leader dei paesi membri e i rappresentati delle istituzioni europee per riuscire a mettere nero su bianco una nuova proposta che non scenda al di sotto dei 400 miliardi di euro. Un piccola passo in avanti, visto che i cosiddetti paesi frugali erano arrivati al vertice con una posizione di 'sovvenzioni zero'.


"Siamo in una fase di stallo: si sta rivelando molto complicato, più complicato del previsto. Sono tante questioni su cui stiamo ancora discutendo che non riusciamo a sciogliere. Stiamo cercando e dobbiamo trovare una sintesi perché è nell'interesse di tutti ma certo anche mantenendo bene le coordinate più importanti, a partire dal fatto che gli strumenti devono essere proporzionati alla crisi ed effettivi, cioè efficaci. La nostra risposta deve essere pronta, collettiva, solida, robusta"

Nelle varie riunioni, il governo italiano ha avanzato una proposta per modificare il meccanismo che può bloccare l'erogazione in fase di attuazione dei fondi del Recovery fund, che predilige l'approvazione a maggioranza qualificata piuttosto che all'unanimità: aspetto interessante se consideriamo il sostegno alla proposta italiana arrivato dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, la cancelliera tedesca, Angela Merkel, il presidente francese, Emmanuel Macron e il presidente della Comissione Ue Ursula von der Leyen. Un duro braccio di ferro sulla portata delle sovvenzioni del Recovery Fund su cui i paesi del blocco settentrionale non vanno oltre i 150 miliardi di sussidi come dotazione massima dello strumento ideato dalla governance europea, che rischia di pregiudicare l'andamento dell'area euro già nelle prossime settimane sui mercati e gli sforzi della Commissione europea,


Raggiungere un rapido accordo politico sul Next Generation EU e il bilancio complessivo dell'UE per il 2021-2027, diventa fondamentale per dare una sterzata alla ripresa economica dei paesi maggiormente colpiti dal virus e dotarli di un potente strumento in materia economica e finanziaria. Molte delle riforme richieste anche dai paesi frugali passano inevitabilmente dalla quantità di sovvenzioni che riusciranno ad ottenere dai negoziati. Questo dovrebbero saperlo.



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