Di Federica Maganuco
La tragica morte di Mahsa Amini, la 22enne curda arrestata dalla polizia morale perché non indossava nel modo corretto l'hijab e morta a causa delle percosse subite, ha scatenato un serie di reazioni e proteste civili in tutto il mondo.
Quelle più sentite e più violente proprio in Iran, nonché in uno degli atenei più prestigiosi del Paese, l’Università Sharif di tecnologia.
Il campus universitario è ormai sotto assedio e bloccato dalle milizie paramilitari dei basij da diversi giorni.
Gli studenti hanno organizzato manifestazioni e proteste e, secondo le prime ricostruzioni note, già una settimana fa alcuni di loro sono stati arrestati a seguito di scontri meramente verbali con gruppi ultraconservatori.
Mentre nella giornata di ieri, centinaia di universitari hanno proseguito le manifestazioni con una protesta “silenziosa” contro gli arresti dei colleghi e l’ingiustificato attacco mosso nei confronti dell’istituzione scolastica e non solo.
Diversi i ragazzi che sono riusciti a fuggire dall’università, ma altrettanti di cui non si hanno ancora notizie.
Le poche notizie note provengono proprio da coloro che sono riusciti a scappare all’assedio e a rendere noto, tramite i social, con foto, video e post, quanto sta accadendo proprio tra i banchi di scuola.
Il messaggio lanciato da questi ragazzi è quello di non mollare la presa, proseguire con le proteste e di non lasciare solo proprio chi, in qualsiasi forma e/o modo, cerca di far sentire la propria voce contro ogni forma di violenza bigotta e gratuita.
L’appello è stato in parte accolto. Decide di auto civili si sono radunate intorno all'università per bloccare il traffico e impedire alle auto delle milizie di portare ancora via gli studenti.
Ma al contempo la mediazione del rettore dell’università e del Ministro della scienza e delle tecnologie, a nulla è servita considerato che il campus ormai sembra essersi trasformato in una prigione.
Nel frattempo, un gruppo di hacker – Backdoor – ha condiviso ha condiviso con il sito Iran International, la presunta identità dei poliziotti che hanno arrestato Mahsa Amini. Secondo questo rapporto, ad aver cagionato la morte della giovane curda sarebbero stati, il capitano Enayayollah Rafiei,52 anni, Ali Khoshnamvand, 27 anni, Prastou Safari, 36 anni, e Fatemeh Gurban Hosseini, 27 anni.
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