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16 Gennaio 2023: la caduta dell'ultimo baluardo della mafia

Di Federica Maganuco


L’arresto del latitante Matteo Messina Denaro non può che rappresentare una bella notizia per il nostro Paese, per tutti i Siciliani, per tutti coloro che hanno combattuto e continuano a combattere nelle file dell’Antimafia sociale ed educativa, per tutti i familiari delle mietute vittime dall’ultimo grande boss di Cosa Nostra.

Lo Stato ha forse poco da applaudire viste le tempistiche e visto che ancora oggi non conosciamo tutta la verità sulle stragi del ‘92, ma inevitabilmente non si può non essere un pizzico orgogliosi perché comunque sia chi ha distrutto vite e famiglie deve rendere conto alla Giustizia umana e non é rimasto impunito, fino alla fine.

Da ultimo, nel 2020, la condanna emessa dalla Corte di Assise di Caltanissetta -presieduta da Roberta Serio - sulle stragi di Capaci e via D’Amelio, nella quale é stato fatto proprio il quadro ricostruito dall’eccellente lavoro svolto dalla DDA nissena.

In particolare, proprio in quel contesto é stata posta l’attenzione sulla figura di Messina Denaro, reggente della provincia di Trapani e successore, a seguito del suo arresto, del boss Riina.

Protagonista, insieme a Bagarella e Graviano, di stagioni ricche di depistaggi, morti, pentiti istruiti, Matteo Messina Denaro é stato condannato all’ergastolo perché ritenuto uno dei mandanti delle stragi in cui sono rimasti uccisi Falcone, Borsellino e i loro uomini della scorta.

Una palese dimostrazione, messa nero su bianco, di come nessuno deve e può rimanere impunito, ivi compreso l’oramai ex latitante più ricercato d’Europa e il mafioso più ricco.

Tuttavia, se da una parte, i cittadini esultano per questo risultato tanto “straordinario” quanto agognato, dall’altra parte, qualche è dato trapelare tra le righe di alcune dichiarazioni un pizzico di amarezza.

Fra tutti quanto dichiarato dal membro del CSM e già sostituto procurato di Caltanissetta e Palermo, Nino Di Matteo secondo il quale si potrà realmente parlare di grande vittoria dello Stato “quando si farà luce su due aspetti della storia criminale di Matteo Messina Denaro: il primo aspetto è quello delle sue conoscenze in merito ai muoventi e i possibili ulteriori mandanti delle stragi del ’92 e del ’93, di cui è stato protagonista; il secondo aspetto è quello relativo a una latitanza di 30 anni che è stata troppo lunga per poter essere una latitanza normale. Sicuramente sarà stata, almeno in certi frangenti e da certi ambienti, protetta dall’alto”.

Vittoria o non vittoria, lotta alla mafia e misteri ancora da risolvere, una cosa è certa: fino a ieri Matteo Messina Denaro era il boss sicuramente della provincia di Trapani, da stasera è rinchiuso in un carcere di massima sicurezza.

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