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Un giorno di ordinaria follia

Di Kevin Gerry Cafà e Mauro Spina


Una sentenza pesantissima. A tratti anche abnorme se la si paragona ad altri casi. È quella che il Tribunale di Locri ha condannato Mimmo Lucano: 13 anni e 2 mesi di carcere. In attesa del deposito delle motivazioni, possiamo dire che Lucano è stato condannato per reati contro la pubblica amministrazione, la pubblica fede e il patrimonio: associazione per delinquere finalizzata a “commettere un numero indeterminato di delitti”, falso in atto pubblico e in certificato, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, peculato e abuso d’ufficio. Per quest'ultimo reato, la condanna si riferisce alla decisione di rilasciare una carta d’identità a una cittadina nigeriana che non era residente a Riace.

L'unica certezza al momento è che Mimmo Lucano non ha favorito l’immigrazione clandestina, poiché quell’accusa, in cui si diceva che avesse organizzato “matrimoni di comodo tra cittadini riacesi e donne straniere al fine di favorire illecitamente la permanenza di queste ultime nel territorio italiano”, è stata ritirata dai giudici ancor prima di emettere la sentenza.

Con buona pace di qualcuno.


Intanto la politica sfrutta il duro colpo inflitto al modello Riace per serrare le fila. Matteo Salvini leader della Lega, prova a sviare la questione dell'affaire Morisi, chiedendo al centro sinistra di guardare nel proprio alveo e di rivolgersi ai propri problemi. Un attacco velenoso, a tratti viscido, che stupisce come il leader del Carroccio abbia poco compreso la dura lezione e lo smacco dell'inchiesta sul suo ex braccio destro. Mentre dal campo opposto ci si è limitato a giocare di rimessa attaccando il leader leghista senza fare un minimo di autocritica, visto che, il primo vero attacco al modello Riace fu lanciato dall'allora ministro degli interni quota Partito Democratico Marco Minniti. Segno dei tempi, la condanna dimostra che per quanto ci si divida calcisticamente tra garantisti e giustizialisti, gli ultimi perdono sempre e perdono di più. Replicando in toto quello che è il modello capitalista occidentale, spietato e duro con chi è nel fondo, incline al compromesso per chi è all'apice. Occorre però guardare la realtà con ottimismo. Anni addietro una procura, quella di Catania, aprì un fascicolo a carico delle ONG accusate di rapporti coi trafficanti di esseri umani, poi rivelatesi del tutto infondate. Il modello Riace, per chi lo sostiene, è ancora valido e se Mimmo Lucano merita davvero una pena così rigida lo diranno gli altri gradi di appello, il cerchio sulla questione non è ancora chiuso.


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