Di Kevin Gerry Cafà
La Giornata mondiale del Quds che viene celebrata l'ultimo venerdì del mese di Ramadan, ha offerto la possibilità di porre nuovamente al centro del dibattito del mondo musulmano la questione della palestinese. Questa volta, non si tratta soltanto di manifestare in dissenso nei confronti di un disegno geopolitico che ha creato svariati conflitti dal 1948, in occasione della prima guerra arabo-israeliana vinta dallo Stato ebraico, ma anche la necessità di opporsi ad un nuovo piano per il Medio Oriente che non coinvolge i rappresentanti di alcuni paesi arabi.
In queste settimane, parecchi leader del mondo musulmano hanno posto l'accento sulla sensibilizzazione e la solidarietà in merito alle sofferenze del popolo palestinese e la necessità di una jihad per liberare quei territori soggetti alla Risoluzione 181 dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Oltre a questo due temi, a tenere banco nel mondo arabo, è la volontà di procedere con l'annessione di parti della Cisgiordania nell'ambito del "Piano di pace" per il Medio Oriente proposto dall'amministrazione Usa di Donald Trump. Le scelta del presidente Usa di privilegiare l'intesa con Israele è ormai noto: il riconoscimento della piena sovranità di Israele sulle alture del Golan occupate con la guerra dei sei giorni nel 1967 e lo spostamento dell'ambasciata Gerusalemme, sono due decisioni che hanno chiarito la linea dell'amministrazione Usa in Medio Oriente.
L'Iran alza la voce
La Repubblica islamica ha annullato i raduni del Quds Day di quest'anno per frenare la diffusione del Coronavirus, che è emerso per la prima volta nel paese a febbraio. Il Quds Day di quest'anno arriva dopo l'assassinio a gennaio di Qasem Soleimani, il potente comandante della Quds Force, il braccio operativo straniero delle guardie rivoluzionarie iraniane. Nel corso del suo discorso per la Giornata di Quds, il leader supremo iraniano Ali Khamenei ha accusato gli Stati del Golfo di aver commesso il più grande tradimento contro arabi e musulmani nella storia: sostenere lo stato di Israele. "Oggi, alcuni stati del Golfo Persico hanno commesso il più grande tradimento contro la propria storia e la storia del mondo arabo", ha scritto Khamenei sul suo account Twitter ufficiale. Tra i vari passaggi del suo discorso, Ali Khamenei ha ripreso i due fattori che secondo lui sosterrebbero lo Stato ebraico: il sostegno incondizionato e spudorato degli Stati Uniti e il ruolo di alcuni governi arabi e islamici che si astengono dal sostenere la causa palestinese.
Chiaro che la questione legata al Piano del secolo rischia di provocare una nuova escalation di violenze nella regione. Oltre all'appoggio di alcuni paesi del Golfo, la vicenda palestinese deve trovare una sponda anche nella comunità europea che ha definito l'annessione di alcuni territori della Cisgiordania non in linea con il diritto internazionale e se Israele insisterà con il suo piano di annessione, l'Ue agirà di conseguenza. Piccoli e fragili segnali di opposizione ad un piano studiato alla perfezione per consolidare l'asse tra Usa e Israele in Medio Oriente: aspetto che ha contraddistinto l'amministrazione americana di Donald Trump fino a questo punto.
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